Ma che cos'è il CNSU?
www.miur.it/cnsu/cosae.aspQuelli più attenti di voi si saranno accorti che sono stati appesi dei volantini che invitano a votare "Tizio" o "Caio" alle elezioni del 16-17 maggio.
Quelli tra voi che oltre ad essere attenti sono anche interessati a questo genere di cose (rappresentanza, partecipazione politica, mondo che ci circonda, etc.) sapranno anche chi è candidato e quali sono le liste.
Se proprio siete "inseriti nel sistema", saprete che tre anni fa Trento espresse un rappresentante nel CNSU, che non era di Charta'91.
In queste elezioni Charta'91 non ha presentato alcun candidato. Però appoggiamo l'unica lista di sinistra nel Distretto Nord-Est: "
UDU - Lista di Sinistra, Lista Democratica", ed il candidato a noi più vicino:
Damiano Fermo, Presidente del Consiglio degli Studenti di Verona e rappresentante degli studenti presso l'E.S.U. di Verona (Opera Universitaria di Verona).
Per conoscere meglio il candidato vi invito a partecipare all'incontro che si terrà il 7 maggio alle ore 18 presso l'aula 411 di sociologia. In quella occasione Damiano Fermo presenterà se stesso ed il suo programma.
In allegato il discorso tenuto il 29 gennaio 2007 in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico.
Buona notte e buona fortuna
Allegato:
Buongiorno, un saluto a tutti i presenti, da parte degli studenti che qui oggi ho la possibilità di rappresentare. Un particolare augurio al Magnifico Rettore, Prof.Alessandro Mazzucco, al Ministro Prof.Tommaso Padoa-Schioppa, al Sottosegretario Nicola Sartor, al Sindaco della Città Paolo Canotto, all’Assessore Donazzan. Un abbraccio ai miei colleghi studenti qui presenti.
Volevo iniziare il mio intervento con un dato di fatto. L’Università vive grazie ad un patto implicito tra collettività ed individuo. La società investe denaro e lo studente investe parte della propria esistenza nell’istruzione universitaria. L’obiettivo comune è il miglioramento delle condizioni socio-economiche generali e l’arricchimento culturale della società, dell’intera società.
Questo patto virtuoso, segna oggi, indiscutibilmente, un momento di crisi. La formazione e la ricerca non stanno da qualche anno rappresentando un punto cruciale dell’agenda politica italiana. Non è chiaro di come si intenda fare della conoscenza un bene accessibile a tutti e renderla uno strumento reale di mobilità sociale. Un recente studio ha dimostrato che l’Italia, fra i paesi ricchi, spende decisamente meno degli altri nella formazione universitaria, oltre che in R&S. E questo è uno dei motivi per cui negli ultimi anni l` immobilità intergenerazionale, quindi che i figli restano nella medesima classe di reddito dei genitori, è drasticamente aumentata. Purtroppo la nostra è diventata la società più cristallizzata dell` intero occidente. La mobilità tra i ceti è ridotta al minimo, mentre cresce più che altrove la disuguaglianza sociale.
Se invece crediamo, come auspico, nella cosiddetta società della conoscenza, pensiamo sia necessario favorire l’incremento di coloro che accedono alla formazione universitaria e dimostrano di poter terminare con successo il percorso di studi. Crediamo, responsabilmente, nella necessità di una iniezione di selettività, in un’Università che premi nuovamente capaci e meritevoli. Pensiamo che la selezione debba essere fatta però dall’interno del sistema, non chiudere le porte all’entrata. Perciò siamo contrari agli illegittimi bandi decretati dalle Università sul numero chiuso, fuori di quelli esplicitamente previsti dalla legge 264/99.
Il sistema di finanziamento del Diritto allo studio: questo deve essere adeguato a permettere a tutti il beneficio del sapere ai più alti livelli, come previsto dall’art.34 della Costituzione italiana. Un principio che invece non è rispettato. L’ESU di Verona quest’anno, a causa del Decreto Bersani e in ugual misura del taglio di finanziamento della Regione Veneto, è privato complessivamente di un milione di euro. Questo mette in crisi l’erogazione dei servizi essenziali del diritto allo studio universitario, quindi residenze studentesche, ristorazione e borse di studio. Quale la nostra richiesta allora? Noi chiediamo alla Regione di seguire l’esempio della Giunta toscana, che è stato quello di far valere la potestà amministrativa sull’Esu toscano, quale azienda regionale di diretta emanazione, escludendola così, forse, dal rispetto del decreto Bersani. Si eviterebbe in questo modo di dover introdurre misure integrative, quali aumenti delle tasse, delle tariffe mensa e degli alloggi o, peggio ancora, l’utilizzo del prestito d’onore che a nostra
sensazione non è assolutamente uno strumento per il diritto allo studio, ma una via che porta alla creazione di una generazione di debitori di fatto.
Passo quindi alla didattica. Tutti sappiamo che il riordino degli ordinamenti ha costretto l’università ad attuare la seconda riforma in sei anni, con il vecchio ordinamento ancora in esaurimento. Pensiamo che sarebbe giusto mantenere un percorso partecipato con noi rappresentanti con gli studenti. Un percorso di monitoraggio sugli errori e sui limiti delle recenti riforme. Soprattutto oggi, alla luce degli ultimi decreti attuativi che prevedono alcuni elementi di miglioramento. Per esempio la riduzione del numero massimo di esami: 20 x lauree di base e 12 x le specialistiche). Vorremmo ritenere chiusa l’esperienza delle lauree esamifici. Esamifici perché alcuni CDL hanno previsto più di 45 esami. Molti corsi superficiali, che non hanno permesso alla nostra generazione un percorso di approfondimento e di riflessione personale e critica degli studi.
Il nostro impegno chiaramente sarà per la qualità, l’approfondimento nella didattica, in cui il sapere non sia parcellizzato e nozionistico, ma invece sia in grado di formare cittadini consapevoli. Inviteremo i Professori ad investire in un sistema universitario che garantisca una preparazione adeguata, in un mondo del lavoro in rapido cambiamento.
E’ nostra intenzione, in un università aperta a tutti, impegnarci per implementare forme di comunità studentesca nella rete, affinché lo studente possa beneficiare di tutte le informazioni e il materiale disponibile. Parallelamente, svilupperemo un rapporto di comunicazione diretta tra rappresentanti e studenti, per evitare l’autoreferenzialità, l’ombra che rischia di caratterizzare l’attività di noi rappresentanti negli organi di Ateneo. I l contatto e il confronto con gli studenti e fra gli studenti deve essere la linfa della nostra attività.
Pensando a Verona, al territorio e alla gente che lo vive, è indiscusso che l’Ateneo costituisce una rilevante risorsa per la città e la provincia. Riteniamo che come tale debba essere concretamente sfruttata. E' doveroso quindi investire sulla crescita e sul radicamento dell’Università nel territorio, al fine di renderla figura protagonista nella compagine veronese. Per rendere sempre più Verona città consapevole delle rilevanti potenzialità che una realtà accademica riconosciuta a livello internazionale può sviluppare a beneficio dell’intera città. Un numero che fa riflettere, ogni anno 300 studenti stranieri vivono a Verona.
Sono necessari interventi strutturali del nostro Comune, che sviluppino la forza propulsiva dell’Università. Contiamo nella rapida realizzazione del progetto d’espansione nelle zone ex-area militare, da troppo tempo in fase di stallo. La doppia prospettiva è quella di ampliare la capacità di offerta formativa e di valorizzare un quartiere da tempo in difficoltà.
In secondo luogo il polo universitario necessita di una mobilità più funzionale, più sostenibile per il territorio e per gli studenti. In questo senso si rendono necessari studi e investimenti per una rete integrata efficiente di più mezzi di trasporto, per una città meno congestionata, più ecologica. I parcheggi non possono essere l’unica soluzione possibile.
Finisco l’intervento riprendendo l’inizio. In campagna elettorale si era detto “conoscere è crescere”. Siamo i primi ad affermarlo, ma nella prima Finanziaria il nuovo governo ha scelto altre priorità rispetto alla formazione, a nostro parere unico vero cuore ed anima di un progetto autenticamente riformatore del paese.
Non solo noi giovani, ma la società complessivamente, sentiamo il bisogno di segnali positivi, di scelte giuste da parte della classe politica. Siamo infatti soddisfatti del percorso di riforma delle professioni intellettuali e speriamo che la legge delega sia rapidamente approvata da parte del Parlamento. Per un paese più moderno, dove gli interessi corporativi degli ordini non impediscano l’accesso alle professioni. Quelle meno bisognose di tutele chiaramente.
Aspettiamo quindi, ora, fatti, che dimostrino di credere davvero in un modello di sviluppo
fondato sulla ricerca e l’alta formazione.
Grazie dell’attenzione e buon anno accademico a tutti.
Damiano Fermo
Pres. CdS